Studio MASS II: sopravvivenza a 10 anni per i pazienti con malattia coronarica multivasale


Sono stati confrontati i dati di follow-up a 10 anni di intervento coronarico percutaneo ( PCI ), chirurgia coronarica ( CABG ) e trattamento medico nei pazienti con coronaropatia multivasale, angina stabile e funzione ventricolare intatta.

Gli endpoint primari erano rappresentati da mortalità generale, infarto miocardico con onda Q o angina refrattaria che ha richiesto rivascolarizzazione.
Tutti i dati sono stati trattati secondo il principio intention-to-treat.

In un singolo Centro, 611 pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a chirurgia coronarica ( n=203 ), intervento coronarico percutaneo ( n=205 ) o trattamento medico ( n=203 ).
I tassi di sopravvivenza a 10 anni sono stati, rispettivamente, di 74.9%, 75.1% e 69% ( P=0.089 ).

I tassi a 10 anni di infarto del miocardio sono stati pari a 10.3% con chirurgia coronarica, 13.3% con intervento coronarico percutaneo e 20.7% con terapia medica ( P minore di 0.010 ) e quelli di rivascolarizzazioni aggiuntive, rispettivamente, di 7.4%, 41.9% e 39.4% ( P minore di 0.001 ).

Per quanto riguarda l’endpoint composito, l’analisi di regressione di Cox ha mostrato un’incidenza più elevata di eventi primari con la terapia medica che con la chirurgia coronarica ( hazard ratio, HR=2.35 ) e nell’intervento coronarico percutaneo rispetto alla chirurga coronarica ( HR=1.85 ).

Inoltre, i tassi di assenza di angina a 10 anni sono stati del 64% con chirurgia coronarica, 59% con intervento coronarico percutaneo e 43% con trattamento medico ( P minore di 0.001 ).

In conclusione, rispetto alla chirurgia coronarica, il trattamento medico è risultato associato a un’incidenza significativamente più elevata di successivo infarto miocardico, un maggiore tasso di ulteriore rivascolarizzazione, una più alta incidenza di morte cardiaca e, di conseguenza, un aumento di 2.29 volte del rischio di eventi combinati.
L’intervento coronarico percutaneo è risultato associato a un aumento della necessità di ulteriore rivascolarizzazione, una maggiore incidenza di infarto del miocardio e un aumento di 1.46 volte del rischio di eventi combinati rispetto alla chirurgia coronarica.
Infine, la chirurgia coronarica è risultata migliore del trattamento medico per l’eliminazione dei sintomi di angina. ( Xagena2010 )

Hueb W et al, Circulation. 2010; 122: 949-957


Cardio2010



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